sabato 28 novembre 2015

Verdi, Giuseppe - Il Trovatore - Stride la vampa - Azucena, mezzosoprano

Questa volta ci occupiamo, verrebbe da dire per "par condicio", di una famosissima aria per mezzosoprano, forse la più famosa: "Stride la vampa", dal Trovatore di Verdi.
Per chi non conosce la trama, abbastanza complicata, dell'opera, basterà dire che Azucena, una zingara attorno a cui ruota tutta l'opera, rivive in quest'aria la scena del martirio al rogo della propria madre, a sua volta accusata di avere gettato un maleficio sul figlio del conte di Luna.

L'aria è preceduta dal famoso coro detto "dell'incudine" e seguita da una lunga scena in cui viene svelato il nodo fondamentale dell'opera: lo scambio di persona tra il figlio dell'attuale Conte di Luna e il figlio della stessa Azucena.

Ecco il testo.

Stride la vampa! - la folla indomita
Corre a quel fuoco - lieta in sembianza;
Urli di gioia - intorno echeggiano:
Cinta di sgherri - donna s'avanza!
Sinistra splende - sui volti orribili
La tetra fiamma - che s'alza al ciel!
Stride la vampa! - giunge la vittima
Nerovestita, - discinta e scalza!
Grido feroce - di morte levasi;
L'eco il ripete - di balza in balza!
Sinistra splende - sui volti orribili
La tetra fiamma - che s'alza al ciel!

Ed ecco alcune annotazioni al testo stesso.

Stride la vampa significa qualcosa come "crepita la fiamma". La zingara, evidentemente e comprensibilmente sconvolta, percepisce il crepitio del fuoco come uno "stridore", un suono insopportabile e spaventoso.

La folla indomita in questo caso non va intesa come "indomita" in senso positivo, come si direbbe di un'eroe o un condottiero. Indomita, nel presente contesto, va piuttosto intesa come "incontenibile, irruenta".

Corre a quel fuoco - lieta in sembianza: la folla si avvicina al rogo, e le persone che la formano hanno facce contente e allegre come se si recassero a una festa. Ciò è confermato dal verso seguente:
Urli di gioia - intorno echeggiano.

Cinta di sgherri, ovvero circondata dalle guardie, dette spregiativamente "sgherri". La parola "sgherro" deriva dal longobardo e poi dall'alto tedesco e indica una guardia privata al soldo di un padrone. Il termine però è rapidamente passato a indicare un prepotente rozzo e violento.

Sinistra splende - sui volti orribili
La tetra fiamma - che s'alza al ciel!

Sembra di vedere la folla sghignazzante e becera con i volti illuminati dal bagliore delle fiamme. Fiamme che agli occhi di Azucena appaiono "tetre" e orribili.

Stride la vampa - giunge la vittima
Nerovestita - discinta e scalza!

All'inizio del verso si ripete il richiamo al suono della fiamma, come per riaffermare il potere tristemente evocativo di tale suono. Dal punto di vista drammatico si tratta di una trovata geniale per "spostare la telecamera" dai volti della folla assetata di sangue alla vera e involontaria protagonista della scena: la vittima, la vecchia zingara madre di azucena. La breve descrizione la racconta come vestita di nero, con gli abiti strappati e scalza. Bastano queste tre caratteristiche per dare un'idea di profonda disperazione e suggerire l'inermità della vittima stessa, completamente in balìa delle guardie e della folla.

Grido feroce - di morte levasi;
l'eco il ripete - di balza in balza

Ancora un'annotazione "sonora" a commento della scena: la folla finalmente adocchia la sua preda e il grido della marmaglia, misto di gioia e furore, viene ripetuto molte volte dall'eco delle vicine montagne. Anche in questo caso, il fatto che sia possibile udire l'eco indica che dopo il grido della folla si crea un teso silenzio: tutti, vittima e carnefici, sanno che cosa sta per accadere e mancano ormai pochi istanti al sacrificio. Nel silenzio irreale dell'attesa, il "focus" si sposta nuovamente sulla folla e sulle espressioni feroci dipinte sui volti degli astanti. Si ripetono così i versi che terminavano la prima parte dell'aria:

Sinistra splende - sui volti orribili
La tetra fiamma - che s'alza al ciel!

L'inevitabile fine della scena non viene rivelata in quest'aria: il pubblico sa benissimo che il racconto si concluderà con la morte al rogo della vecchia zingara, ma l'indovinatissima scelta drammatica degli autori sposta la descrizione dettagliata del supplizio alla successiva aria Condotta ell'era in ceppi, poco più avanti nella stessa scena.




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